martedì 26 maggio 2009

DUE DUBBI SULLA MEDITAZIONE

Iniziamo con due dubbi. Due domande che ci sono state poste sul tema della meditazione...

Non capisco. Cosa c’entra la meditazione in un discorso come quello che fate sull’infanzia da proteggere e sull’abuso sessuale sui bambini da smascherare. Psicologia meditativa? Non sarebbe possibile trovare un altro nome? La parola meditazione mi ricorda l’ipocrisia della Chiesa, le prediche dei preti, la loro morale sessuale rigida e colpevolizzane, che poi è la principale responsabile delle pratiche di pedofilia, diffuse nei collegi e negli istituti religiosi, nei seminari, nelle attività pastorali di non pochi sacerdoti … Come la mettiamo?


Innanzitutto la parola. In effetti la parola meditazione è carica di significati ed evocazioni, molto differenziati ed anche ambigui nella nostra cultura. La meditazione nella cultura cristiana è un’attività che il soggetto esercita nell’ambito di un impegno religioso e che lo sollecita a concentrarsi e a riflettere su un determinato argomento, attinente alle verità della fede. Si tratta dunque di un’attività religiosa e che attiva in modo rilevante, anche se non esclusivo, la dimensione intellettiva del meditante. Nella cultura orientale la meditazione è un’attività, legata a diverse tradizioni religiose e scuole di pensiero, che mira a favorire le funzioni di concentrazione e di consapevolezza, presenti nell’apparato psichico in un’ottica non necessariamente legata ad una fede in una qualche trascendenza. La meditazione, così come è intesa dalle psicologie orientali, può diventare uno strumento particolarmente efficace per contrastare il disagio psichico, per garantire la vitalità e l’energia dell’apparato psichico, per sviluppare le potenzialità salutari e benefiche della mente, per sviluppare la piena coscienza (mindfullness, dicono gli inglesi) della realtà interna ed esterna al soggetto, al di fuori di logiche illusorie nevrotizzanti o deprimenti.
Comunque caro Gino, bisogna sapere andare al di là delle parole per vivere, interrogare e comprendere le esperienze. Che vanno colte per ciò che sono e non per ciò che comprensibilmente possono evocare. Che vanno conosciute direttamente e con la mente sgombra da pregiudizi o da nessi associativi inquinanti o distorcenti. La meditazione va sperimentata, facendo molta attenzione alla base culturale che la sottende, alla serietà e al rigore di chi la propone, come peraltro è opportuno fare per qualsiasi proposta di matrice psicologica o etica, di matrice occidentale od orientale.
Quanto ai preti pedofili sono la personificazione di un atteggiamento mentale diametralmente opposto a quello che il percorso di sviluppo dell’autoconsapevolezza analitica e meditativa sollecita: deficit assoluto di consapevolezza sulla propria infanzia inascoltata ed umiliata, mancanza di un locus interno di controllo, uso sistematico della scissione di personalità, carenza gravissima nell’autocontrollo delle emozioni e delle pulsioni, visione strumentale delle relazioni interpersonali, disprezzo per le potenzialità di cura di sé e di affettività della mente umana. Dunque perversione e meditazione (nell’ottica della psicologia orientale e della stessa psicologia occidentale che sta dialogando con quella orientale) sono radicalmente alternative. (Claudio Foti)

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Ho sentito alla televisione che i due Beatles ancora viventi Ringo Starr e Paul MacCartney hanno fatto un concerto negli Usa per raccogliere fondi a favore di una campagna per la diffusione della Meditazione Trascendentale nelle scuole. E’ dunque possibile proporre la meditazione nelle sue diverse varianti ai bambini. Anche a quelli che vivono situazioni di disagio in famiglia? Con che risultati? Ma i bambini non sono troppo agitati per un’attività meditativa? Che cosa ne pensate?

Cara Clara, esistono tanti modelli di meditazione e credo che molti di loro si prestino ad essere proposti ai bambini, per placarne l’irrequietezza e per favorirne le potenzialità mentali e relazionali. Le rispondo in particolare riportando cosa mi ha detto Daniel Goleman ad una mia domanda nell’intervista che mi ha concesso in occasione del Convegno “Sofferenza del bambino ed intelligenza emotiva”.
CLAUDIO FOTI: LA CALMA E’ FONDAMENTALE: FINCHE' NON SIAMO CALMI NON SI PUO’ PENSARE. OLTRE AD INSEGNARLA A NOI STESSI COME LA SI PUO’ INSEGNARE AI BAMBINI?
DANIEL GOLEMAN : In effetti la calma è un’abilità fondamentale da imparare: se i bambini vogliono diventare bravi nell’apprendere a scuola , hanno bisogno di essere capaci di gestire quelle emozioni che li rendono turbati. Prima dunque di parlare della calma penso che sia necessario parlare di cosa rende i bambini turbati, cosa li rende angosciati, cosa li rende agitati. Questo è il ricorrente problema che ha ogni persona nella propria esistenza. Dunque la prima cosa da fare per il bambino è tentare di risolvere i problemi più grandi a scuola, nella famiglia, ovunque essi siano a disturbare il bambino; il passo numero due è di aiutare il bambino a vivere il suo problema quando nulla possa essere cambiato, ed insegnargli ad diventare capace di essere calmo e chiaro. Questo significa educazione interiore non solo nella gestione delle emozioni ma nel prestare attenzione, le due cose due vanno mano nella mano. Infatti il modello con cui funziona il cervello è questo: se sei emozionato, preoccupato o ansioso, se non riesci a mettere fuori dalla tua mente quello che è accaduto questa mattina, non puoi prestare attenzione perché quei pensieri intrudono. Ciò che è accaduto questa mattina influenza il presente e sono le tre di pomeriggio: quando dovresti prestare attenzione alla lezione di matematica stai invece pensando e ti stai preoccupando a cosa è accaduto ieri sera o questa mattina. Allora quello che si può fare per i bambini prima di tutto tentare di cambiare la situazione esternamente se è possibile, e secondo dare loro la forza interiore per poter vivere quello che sta accadendo loro, e loro potranno gestire meglio ogni situazione se sono insegnate le abilità dell’intelligenza emotiva nel gestire le emozioni che si presentano.
Negli Stati Uniti e in alcuni stati europei ci sono alcune scuole che si stanno diffondendo che propongono semplici corsi sulla consapevolezza, un semplice corso di meditazione: la forza delle capacità di attenzione allo stesso tempo calma il corpo, dunque la consapevolezza non è molto di più che fare attenzione al respiro e lasciare andare i pensieri, dare ai bambini una educazione critica che non è molto di più rispetto a conoscere il proprio respiro e lasciare andare i pensieri che distraggono e tornare indietro al punto neutro e calmante del focus di attenzione. E ripetere gli esercizi rinforza il sistema cerebrale che può aiutare i bambini a gestire le emozioni disturbanti, dunque questo è un altro passo nei programmi della scuola che possono dare ai bambini il regalo della calma. (Claudio Foti)

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