domenica 26 luglio 2009

LA MENTE VA VELOCE 2

Sbobinando la registrazione del seminario che Diana Petech* ha tenuto al Centro Studi e nello scrivere il resoconto della meditazione del bere in consapevolezza che riporto qui sotto, ho pensato che proprio in quella meditazione c’era la possibilità di fare un esempio pratico della velocità a cui va la mente.
Ecco la trascrizione della pratica che abbiamo fatto:


Bere in consapevolezza
Prendiamo il bicchiere o la bottiglietta tra le due mani, prendiamo atto che dentro al contenitore, c’è dell’acqua, che è bevibile, gia questo è un primo elemento di gratitudine, perché quante persone sul globo terreste hanno a disposizione dell’acqua così disponibile, senza dover fare chilometri fino al pozzo, tirare su l’acqua, e direttamente bevibile ,non dobbiamo farla decantare e abbiamo anche la garanzia che non ci fa ammalare.
Adesso facciamo un primo sorso, tenendola in bocca. C’è una zona nella parte laterale posteriore della bocca che percepisce in particolare il fresco dell’acqua e di solito percepisce i sapori aciduli, quindi se è acqua minerale, il fatto che sia frizzante stimola proprio quella percezione. Prendiamo un piccolo sorso, lo prendiamo in bocca, e lo mandiamo ai lati della lingua e sentiamo che effetto fa. Dopo averlo tenuto in bocca, quando sentiamo che è della stessa temperatura della nostra bocca, la mandiamo giù e la seguiamo con la presenza mentale man mano che scende. Noteremo che se non è proprio del tutto riscaldata sentiamo proprio il percorso che fa nell’esofago. Questo lo notiamo in particolare quando tracanniamo una bibita gelata d’estate. Adesso facciamolo con un piccolo sorso e prima sentiamo in bocca l’effetto che fa…………………….Sentiamo che il nostro corpo accoglie l’acqua con una sottile sensazione di riconoscimento prima di tutto, cioè da sapore,dalla densità, dalla consistenza, io sento che questa è acqua e che è bene, che è buona per il mio organismo.............................
Adesso il prossimo sorso, e questo è un esercizio che ci da i l metro di quanto tendiamo ad esseri schiavi dei bisogni: cioè se noi sentiamo di avere sete, dopo il primo sorso c’è una spinta in avanti. Possiamo fermarci un attimo e ascoltare le indicazioni e poi prendere il secondo sorso. Allora nel secondo sorso stiamo in ascolto di questo non verbale riconoscimento del corpo che questa è acqua e che è bene, cioè che è una cosa accolta con una sensazione positiva............................. ………………………..Accompagniamo lo scendere dell’acqua nell’esofago rilassando tutti i muscoli...........................................................................................
Quindi possiamo lasciare andare giù le spalle, la mandibola, i muscoli addominali eventualmente, e continuiamo a sentire se continua la sensazione di freschezza e quel sottile segnale del corpo che dice si va bene…………................. Possiamo prendere l’ultimo sorso. Aspettate, prima le indicazioni! Ecco questo ci da l’occasione per vedere la mente che scatta in avanti. Stiamo facendo una pratica: per l’ultimo sorso facciamo tutto il percorso: sensazione di fresco in bocca, i lati della lingua, il meccanismo della deglutizione che anche questo non è per niente scontato, cioè è un meccanismo molto raffinato che c’impedisce di mandare l’acqua nei polmoni, e avviene in maniera del tutto automatica, accompagniamo l’acqua fino all’esofago e stiamo in ascolto un po’ più a lungo questa volta della percezione che questa è acqua e mi è favorevole.................... ………………………………….Accompagniamo ancora una volta la percezione con il rilassamento, osserviamo ogni impulso a fare altro che nasce e rilassiamo tutto quanto, riposiamo la mente nell’ascolto della percezione del nostro corpo…………………………................................................................................ Ora sempre con due mani possiamo posare il contenitore.

Durante la pratica, ci sono stati due momenti tra un sorso e l'altro, in cui molti di noi sono stati catturati dall’impulso, automatico, a bere velocemente un sorso dopo l’altro.

Dice Kabat-Zinn a proposito di una pratica molto simile “ Questo piccolo esercizio di mangiare al rallentatore, consapevoli di tutto ciò che facciamo, mette in luce quanto siano potenti e incontrollati molti nostri impulsi riguardo al cibo.Nello stesso tempo, esso rivelaquanto mangiare possa essere un gesto semplice e soddisfacente e quanto più autocontrollo sia possibile quando introduciamo la consapevolezza in quello che stiamo facendo momento per momento.Il fatto è che, quando cominci a fare attenzione a questo modo, il tuo rapporto con le cose cambia. Vedi di più e vedi più a fondo. Cominci a cogliere un ordine intrinseco e collegamenti che finora ti sfuggivano……….Facendo attenzione ,diventi letteralmente più sveglio. E’ come risvegliarsi dall’abitudine di agire meccanicamente, inconsapevolmente. Fare attenzione a quello che stai facendo momento per momento è l’essenza della pratica di consapevolezza.”
(“Vivere momento per momento”)

Diana Petech:pratica la meditazione di consapevolezza da quindici anni, ha ricevuto la trasmissione della lampada, cioè il titolo di maestro di meditazione due anni fa da Thik Nhat Hanh.
Ha tenuto nel marzo del 2009, presso il Centro Studi, un seminario di due giorni sulla meditazione di consapevolezza.