sabato 11 settembre 2010

venerdì 10 settembre 2010

La metta a sè stessi

Pensando all’autunno ai nostri prossimi incontri, la mia mente è ritornata alla pratica dell’ultimo venerdì prima della pausa estiva : “ La Metta a sé stessi”
La metta è una qualità importante e potente della pratica. Il termine indica gentilezza amorevole, una particolare morbidezza del cuore.
Dopo essersi centrati, praticando l’attenzione al respiro, si procede pronunciando frasi come queste:
Che io impari a prendermi cura di me
Che io possa aver buona salute, felicità nel cuore,sicurezza dai pericoli
Che io possa aver la gioia e il conforto della mia amicizia per me stesso

Dice Pensa a proposito di questa meditazione:
“Rivolgendo la Metta nei nostri propri confronti,cerchiamo di evocare la nostra immagine, il nostro nome e di prenderci dunque in considerazione come recipiente, come oggetto di benevolenza, come oggetto di appoggio incondizionato.
Ed è qui la difficoltà che spesso si incontra:nell'incondizionatezza.
Noi appoggiamo, sosteniamo,stimiamo noi stessi solo a patto che.....
Lo facciamo anche con gli altri, ma forse, con se stessi è più forte, ed è un ostacolo, è un peso,è una prigione, e la meditazione ci insegna a vederlo meglio, perché può darsi che ad occhio nudo noi non lo si veda affatto, che questa intolleranza verso se stessi, questa disistima, questa svalutazione sono un peso, un ostacolo, una ferita, una separazione.
Forse, può darsi che noi la sentiamo come una cosa legittima, una cosa naturale, una cosa tutto sommato non priva di nobiltà,o cose del genere. Questo modo di considerare l'avversione nei propri confronti è un modo profondamente errato.
Quindi bisogna cominciare a mettere noi stessi davanti a noi stessi, cominciando a prenderci delicatamente in mano invece di scuoterci , di strattonarci........
Abbiamo bisogno dell'amicizia per noi stessi; è un fondamento cruciale per il lavoro interiore,è un grande solvente, è un grande elemento distensivo e quindi, dall'unità maggiore con se stessi mette in grado di passare ad un'unità poi con il mondo, con gli altri.
Ma se siamo divisi dentro divideremo anche fuori, accorgendocene e non accorgendocene.....
L'inimicizia per se stessi è un grosso aspetto di sofferenza.
Abbiamo aspettative verso noi stessi, tendiamo a confrontarci con modelli esterni, abbiamo incorporato una competitività diffusa, una tendenza ai sensi di colpa e a sensi di indegnità provenienti da una cattiva religiosità.
Tutto questo concorre a creare dell'attaccamento a modelli, questo attaccamento crea sensi di frustrazione, sofferenza. Ed è una sofferenza sorda, amara che ci accompagna e che accompagna molti e che va messa in prima linea come oggetto del lavoro interiore.”

A conclusione della pratica, abbiamo condiviso la lettura della poesia di Erich Fried che qui riporto


“Cosa è?
È pazzia
dice la ragione
È quello che è
dice l’amore
È una disgrazia
dice il calcolo
Non è altro che dolore
dice la paura
È senza speranza
dice il senno
È quello che è
dice l’amore
È ridicolo
dice l’orgoglio
È sconsiderato
dice la prudenza
È impossibile
dice l’esperienza
È quello che è
dice l’amore”

Anita Novaro