martedì 23 febbraio 2010

LETTURE

Ecco ciò che abbiamo condiviso durante la meditazione di venerdì scorso a conclusione della nostra pratica.

Si parla dei benefici della consapevolezza corporea e della pratica meditativa.

Buona lettura.

Ascoltare il corpo

Un aspetto importante della nostra vita e della nostra esperienza che a causa dell’automatismo delle nostre reazioni tendiamo a ignorare, è il rapporto con il nostro corpo. Spesso siamo appena in contatto con il nostro corpo, a stento ci rendiamo conto di ciò che sente. Di conseguenza spesso siamo insensibili agli effetti che su di esso hanno, l’ambiente, le nostre azioni e perfino i nostri pensieri ed emozioni.

Quando ignoriamo queste interconnessioni a volte abbiamo l’impressione che il nostro corpo abbia reazioni imprevedibili e non riusciamo a capire perché.

Come vedremo più avanti i sintomi fisici sono messaggi che il corpo ci invia per farci sapere come sta e quali sono i suoi bisogni. Quando ci abituiamo a fare sistematicamente attenzione al corpo e siamo più in contatto con esso , acquisiamo anche la capacità di capire quello che ci vuole comunicare e di rispondere in maniera appropriata. Imparare ad ascoltare il corpo è di vitale importanza per la nostra salute e per la qualità della nostra vita.

Anche una cosa semplice come rilassarsi può essere di una difficoltà stressante quando siamo inconsapevoli del nostro corpo. Lo stress della vita di ogni giorno genera tensioni localizzate in particolari gruppi di muscoli, per esempio nelle spalle, nella mandibola, nella fronte. Per rilassare queste tensioni devi prima di tutto accorgerti che ci sono, devi sentirle. Devi essere in grado di disinserire il “pilota automatico” e di riprendere in mano il controllo del tuo corpo e della tua mente. Come vedremo, per fare questo devi concentrare l’attenzione sul corpo, percepire le sensazioni che provengono dai vari muscoli e inviare ai muscoli il messaggio di rilassare quelle tensioni. Se sei abbastanza consapevole questo lo puoi fare già nel momento in cui la tensione si sta producendo: non occorre che aspetti di sentirti rigido come un pezzo di legno. Se lasci che la tensione si accumuli, essa diventa tanto abituale che ti dimentichi come ci si sente quando si è rilassati e diventa molto più difficile ritrovare il rilassamento.

Quando soffriamo di disturbi fisici o mentali, spesso ci aspettiamo che i medici siano in grado di rimetterci in sesto. A volte ciò è possibile; ma, come vedremo, la nostra collaborazione attiva è essenziale nella maggior parte delle terapie. Questo è particolarmente vero per quelle condizioni croniche per cui la medicina non dispone di cure risolutive. In tali casi, la qualità della nostra vita dipende in larga misura dalla conoscenza che abbiamo del nostro corpo e della nostra mente, e dalla capacità di migliorare la nostra salute entro i limiti, sempre sconosciuti, del possibile. Assumerti la responsabilità di conoscere meglio il tuo corpo, ascoltandolo attentamente e coltivando le tue risorse interne di guarigione, è il migliore modo di collaborare con i tuoi medici. È qui che interviene la meditazione: essa dà potenza e sostanza a questo impegno e catalizza il lavoro di guarigione.

Tratto da “Vivere momento per momento” di Jon Kabat-Zinn.

Casa Editrice Corbaccio. Pag. 27/28.

venerdì 5 febbraio 2010

LETTURE

I nostri pomeriggi di pratica proseguono con continuità ogni venerdì , dalle 17e 30 alle 19, a Moncalieri, nella sede del Centro.
Spesso, a chiusura della nostra pratica, inseriamo la lettura di un testo che abbia attinenza con la tecnica meditativa a cui ci siamo dedicati.
Queste letture vengono scelte da ciascun conduttore con cura e sollecitudine, cercando di individuare ciò che pensa essere più appropriato e pertinente con la pratica che andrà a condurre.
Abbiamo pensato di raccogliere i testi, tenerli insieme, come piccola testimonianza di ciò che andiamo facendo.
Il blog ci è sembrato il luogo più adatto, per noi che pratichiamo insieme e…… per voi, Cari Lettori, come possibili spunti di riflessione e di confronto.

Ecco il testo su cui ci siamo soffermati il venerdì prima di Natale.

“ …La pratica della consapevolezza è uno strumento vitale per l’apertura del cuore. In che senso e in che modo? Ecco: il tirocinio della consapevolezza, tirocinio lungo e paziente, consiste nell’allevare un’attenzione non giudiante, presente nel momento presente, attenzione a tutto ciò che si affaccia sull’orizzonte della nostra coscienza: sensazioni fisiche, reazioni di attrazione e di repulsione, emozioni e sentimenti, pensieri, immagini e intenzioni. E, in larghissima parte di questo materiale, è dolorosamente presente, per la maggioranza delle persone, la chiusura del cuore: la paura-contrazione fondamentale di incontrare lo spiacevole e di non aver abbastanza il piacevole. La paura-contrazione che è la causa ultima dell’infelicità: così spesso non vista, malgrado sia una cosa massiccia, grande ed imponente, dritta di fronte a noi.
La meditazione è un lento e graduale accostarsi a questa verità della chiusura del cuore. E se non vediamo questa verità, non possiamo vedere la verità che c’è dietro: ossia non vedendo la verità delle afflizioni che oscurano la mente-cuore luminosa, non potremo mai vedere la verità ella mente-cuore luminosa. L’assidua, implacabile, eppure tenera contemplazione del cuore chiuso e della contrazione dolorosa che esso porta con sé è la via maestra per l’apertura del cuore. Infatti la conoscenza solo individuale dei nostri nodi, benchè importante, è dimensione molto diversa dalla paziente contemplazione di quei nodi tutte le volte che sorgono. La consapevolezza contemplativa non giudica, non valuta, non si rammarica, non auspica, non progetta,non analizza, non concettualizza. La consapevolezza è, invece, come uno specchio che fedelmente riflette giudizi, rammarichi, auspici, progetti, analisi, concetti. E più fedelmente riflette tutto ciò, più ci porta a vedere e capire la sofferenza che tanta attività mentale porta con sé. Questa è una grande svolta: l’accorgerci che quanto più entriamo in contatto –mercè la consapevolezza- con la contrazione, tanto più cominciamo ad aprirci. Dunque più entriamo in contatto con la non-accettazione o paura e sentiamo il suo effetto tagliente e divisivo,più ci rivolgiamo fiduciosi verso l’accettazione e verso il suo spirito unitivo. Prima però della svolta nel senso dell’accettazione abbiamo dovuto lungamente frequentare il mondo dolente della non-accettazione, della contrazione fondamentale. E, in proposito c’è da dire questo, che uno degli aspetti più belli e preziosi della pratica meditativa, è vedere come, un anno dopo l’altro, la consapevolezza si riveli intrinsecamente apportatrice di accettazione. A scoprire ciò siamo aiutati anche da pratiche meditative parallele dirette all’evocazione e alla coltivazione di benevolenza e compassione universali.
Ma cosa accade allorchè la consapevolezza comincia a mostrare la sua parentela profonda con l’accettazione,ossia si passa da un cuore chiuso a un cuore aperto? Accade che nascono sia comprensione sia compassione nei riguardi della sofferenza. In altri termini: la materia prima, rappresentata dalla sofferenza del cuore chiuso, cotta al fuoco della consapevolezza accettante, ci dona a poco a poco l’oro della comprensione e della compassione. Quanto a dire che , una volta penetrata la verità del cuore chiuso e della sofferenza, cominciamo ad intravvedere la verità del cuore luminoso, intelligente e compassionevole, così tanto più vasto della contrazione dell’io-mio che l’oscurava.
Il flusso cangiante degli eventi(interni ed esterni) continua come sempre, offrendoci ora il piacevole, ora lo spiacevole. Ma la nostra relazione con lo scorrere mutevole del piacevole e dello spiacevole è cambiata, poiché o non è più nel segno del cuore stretto (che spinge via o ignora lo spiacevole e che si aggrappa ansiosamente al piacevole), oppure è ormai capace di contemplare nella tenerezza il cuore chiuso, dando così l’aiuto più efficace perché fiorisca l’apertura del
cuore.”
Corrado Pensa “L’intelligenza spirituale” Ubaldini Editore , pg 158-159.