Dall’introduzione
di Thomas Campbell
Pochissime persone sanno davvero che cosa dovrebbero fare per
migliorare la loro salute…. Questo non
dipende dalla mancanza di ricerca. Le ricerche sono state fatte, disponiamo di
un'enorme quantità di informazioni sui legami fra alimentazione e salute, ma
la vera scienza è stata sepolta sotto un cumulo di informazioni irrilevanti, se
non addirittura dannose: la scienza spazzatura, le diete alla moda e la propaganda
dell'industria alimentare. (…)
Avete il diritto
di sapere che molte delle nozioni comuni che vi sono state trasmesse sul cibo,
la salute e la malattia sono sbagliate.
•
Per quanto problematiche, le
sostanze chimiche presenti nell'ambiente e nel vostro cibo non sono la
causa principale del cancro.
•
I geni che avete ereditato dai vostri
genitori non sono il fattore più importante che determina se sarete vittime di
una delle dieci principali cause di morte.
•
La speranza che
la ricerca genetica possa portare a cure farmaceutiche per le malattie ignora
le soluzioni più efficaci che possono essere messe in atto oggi.
•
Il controllo
ossessivo dell'assunzione di una sostanza nutritiva, come ad esempio i
carboidrati, i grassi, il colesterolo o gli acidi grassi omega-3, non darà come
risultato una salute a lungo termine.
•
Le vitamine e
gli integratori alimentari non vi forniranno una protezione a lungo termine
dalle malattie.
•
I medicinali e
la chirurgia non sono in grado di curare le malattie che uccidono la maggior
parte degli americani.
•
Probabilmente il
vostro medico non sa di che cosa avete bisogno per ottenere il miglior stato di
salute possibile.
Quella
che propongo non è niente di meno che la ridefinizione della nostra concezione
di buona alimentazione. I risultati provocatori dei miei quarant’anni di ricerca
biomedica, comprese le scoperte risultanti da un programma di laboratorio della
durata di ventisette anni dimostrano che
una dieta corretta può salvarvi la vita.
A differenza di taluni autori popolari,
non vi chiederò di credere a conclusioni basate sulle mie personali
osservazioni. Questo libro contiene più di 750 rimandi bibliografici, che sono
per la maggior parte fonti primarie di informazione, fra cui centinaia di pubblicazioni scientifiche
di altri ricercatori che indicano la via da seguire per ridurre il cancro, le
cardiopatie, gli ictus, l'obesità, il diabete, le malattie autoimmuni, l'osteoporosi, il morbo di
Alzheimer, i calcoli renali e la cecità.
Alcune scoperte, pubblicate nelle
riviste scientifiche più prestigiose, dimostrano che:
•
un cambio di
alimentazione può permettere ai pazienti diabetici di sospendere l'assunzione
di farmaci;
•
una cardiopatia
può essere fatta regredire solo con la dieta;
•
il cancro al
seno è in relazione con i livelli di ormoni femminili nel sangue, a loro volta
determinati dal cibo che mangiamo;
•
il consumo di
latticini può aumentare il rischio di cancro alla prostata;
•
gli
antiossidanti presenti nella frutta e nella verdura sono collegati a migliori
prestazioni intellettuali nella vecchiaia;
•
è possibile
prevenire i calcoli renali con una dieta sana;
•
il diabete di
tipo 1, una delle malattie più devastanti che possano colpire un bambino,
presenta evidenti correlazioni con le pratiche di alimentazione infantile.
Queste
scoperte dimostrano che una buona dieta è l'arma più potente di cui disponiamo contro la
malattia. …
Da qualunque punto di vista la si
consideri, la salute degli americani sta venendo meno. La nostra spesa pro
capite in assistenza sanitaria è di gran lunga superiore a quella di qualsiasi
altra società nel mondo, eppure due terzi degli americani sono sovrappeso, e
più di quindici milioni di nostri connazionali soffrono di diabete, una cifra
in rapido aumento. Siamo afflitti dalle cardiopatie con la stessa frequenza di
trent'anni fa, e la guerra al cancro lanciata negli anni Settanta del Novecento
si è rivelata un insuccesso clamoroso. Metà della popolazione americana ha un
problema di salute che richiede l'assunzione una volta alla settimana di un farmaco
prescritto dal medico, e più di cento milioni di statunitensi hanno il
colesterolo alto.
A peggiorare le cose, stiamo
conducendo i nostri giovani verso un baratro di malattia, di cui cadono vittime
in sempre più tenera età. Un terzo dei bambini di questo paese è sovrappeso o a
rischio di diventarlo. I nostri piccoli sono afflitti con sempre maggior
frequenza da una forma di diabete che un tempo veniva riscontrata solo negli
adulti, e assumono più farmaci con obbligo di ricetta di quanto sia mai successo
nel passato.
Tutti questi problemi si riducono a tre fattori:
colazione, pranzo e cena.
Più di
quarant'anni fa, agli inizi della mia carriera, non avrei mai pensato che il
cibo fosse così intimamente collegato ai problemi di salute. Per anni non mi
sono domandato più di tanto quali fossero gli alimenti migliori da consumare.
Mangiavo quello che mangiavano tutti: il cibo che mi era sempre stato
presentato come buono. Noi tutti mangiamo le cose che ci piacciono o che ci
convengono o quelle che i nostri genitori ci hanno insegnato a preferire. La
maggior parte di noi vive all'interno di confini culturali che definiscono le
nostre preferenze e abitudini in termini di alimentazione.
(…) Ho scelto di
iniziare con un approfondito programma di laboratorio che avrebbe analizzato il
ruolo dell'alimentazione, e soprattutto delle proteine, nello sviluppo del
cancro. I miei colleghi e io eravamo cauti nel formulare le nostre ipotesi,
rigorosi nella metodologia e prudenti nell'interpretazione delle scoperte.
Avevo scelto di compiere quella ricerca a un livello scientifico molto
basilare, studiando i dettagli biochimici della formazione del cancro. Era
importante capire non solo se ma anche come le proteine potessero favorire il
cancro. Era la situazione migliore. Seguendo scrupolosamente le regole della
buona scienza, avevo la possibilità di studiare un argomento stimolante senza
suscitare le classiche reazioni alle idee radicali. Quella ricerca finì per
essere ben sovvenzionata per ventisette anni dalle fonti di finanziamento più
rinomate e competitive, prevalentemente dagli Istituti nazionali di sanità
(National institutes of Health, NIH), dall'Associazione americana per la lotta
contro i tumori (American Cancer Society) e dall'Istituto americano per la
ricerca sul cancro (American Institute for Cancer Research). Poi i nostri
risultati furono sottoposti a revisione (una seconda volta) per essere
pubblicati su molte fra le migliori riviste scientifiche.
(…) Quello che
avevamo scoperto era scioccante: le diete a basso contenuto di proteine
inibivano la formazione del cancro da parte dell'anatossina, indipendentemente
dalla quantità di questo carcinogeno somministrata agli animali. Una volta
completata la formazione del cancro, le diete a basso contenuto proteico bloccavano
sensibilmente anche la successiva crescita del tumore. In altre parole, gli
effetti cancerogeni di quella sostanza chimica altamente carcinógena venivano
resi irrilevanti da una dieta a basso contenuto proteico. Di fatto, le proteine
alimentari si sono rivelate così potenti nei loro effetti da permetterci di
attivare e bloccare la crescita del cancro semplicemente modificandone il
livello di assunzione. …. Ma non è tutto: abbiamo anche scoperto che non tutte
le proteine avevano quell'effetto. Quali sono le proteine che favoriscono
sempre e in grande misura il cancro? La caseina, che costituisce l'87% delle
proteine del latte vaccino, favoriva tutti gli stadi del processo tumorale.
Quale tipo di proteina non favoriva il cancro, perfino se assunta in dosi
elevate? Le proteine sane erano quelle vegetali, comprese quelle del frumento e
della soia. Man mano che si faceva nitido, questo quadro cominciava a mettere
in discussione e a mandare in frantumi alcune delle supposizioni alle quali ero
più affezionato.
(…) Ho proseguito dirigendo lo
studio più completo su dieta, stile di vita e malattìa mai effettuato sugli
esseri umani nella storia della ricerca biomedica. Si è trattato di un’impresa
imponente, sotto la gestione congiunta della Cornell University,
dell'Università di Oxford e dell'Accademia cinese di medicina preventiva. Il
New York Times l'ha definito il "Grand Prix dell'epidemiologia".
Questo progetto ha preso in esame un'ampia gamma di malattie e fattori legati
all'alimentazione e allo stile di vita nella Cina rurale e, più di recente, a
Taiwan. Più comunemente noto come lo "studio Cina" {The China
Study), il progetto ha finito per produrre più di 8.000associazioni
statisticamente significative fra vari fattori dietetici e le malattie!
Ciò che lo rende particolarmente
degno di nota è il fatto che, fra le numerose associazioni relative al rapporto
fra dieta e malattia, moltissime giungevano alla medesima conclusione: i
soggetti che si nutrivano prevalentemente di cibi di origine animale erano
quelli che si ammalavano delle patologie più croniche. Perfino le assunzioni
relativamente ridotte di alimenti animali erano associate a effetti sfavorevoli.
Le persone che mangiavano le maggiori quantità di cibi vegetali erano le più
sane e tendevano a evitare le malattie croniche. Questi risultati non potevano
essere ignorati. Dai primi studi sperimentali condotti su animali a proposito
degli effetti delle proteine animali a questo imponente studio sui modelli
alimentari di soggetti umani, le scoperte si sono dimostrate coerenti. Le
implicazioni per la salute a seconda del consumo di alimenti animali o
vegetali erano sostanzialmente diverse.