venerdì 5 febbraio 2010

LETTURE

I nostri pomeriggi di pratica proseguono con continuità ogni venerdì , dalle 17e 30 alle 19, a Moncalieri, nella sede del Centro.
Spesso, a chiusura della nostra pratica, inseriamo la lettura di un testo che abbia attinenza con la tecnica meditativa a cui ci siamo dedicati.
Queste letture vengono scelte da ciascun conduttore con cura e sollecitudine, cercando di individuare ciò che pensa essere più appropriato e pertinente con la pratica che andrà a condurre.
Abbiamo pensato di raccogliere i testi, tenerli insieme, come piccola testimonianza di ciò che andiamo facendo.
Il blog ci è sembrato il luogo più adatto, per noi che pratichiamo insieme e…… per voi, Cari Lettori, come possibili spunti di riflessione e di confronto.

Ecco il testo su cui ci siamo soffermati il venerdì prima di Natale.

“ …La pratica della consapevolezza è uno strumento vitale per l’apertura del cuore. In che senso e in che modo? Ecco: il tirocinio della consapevolezza, tirocinio lungo e paziente, consiste nell’allevare un’attenzione non giudiante, presente nel momento presente, attenzione a tutto ciò che si affaccia sull’orizzonte della nostra coscienza: sensazioni fisiche, reazioni di attrazione e di repulsione, emozioni e sentimenti, pensieri, immagini e intenzioni. E, in larghissima parte di questo materiale, è dolorosamente presente, per la maggioranza delle persone, la chiusura del cuore: la paura-contrazione fondamentale di incontrare lo spiacevole e di non aver abbastanza il piacevole. La paura-contrazione che è la causa ultima dell’infelicità: così spesso non vista, malgrado sia una cosa massiccia, grande ed imponente, dritta di fronte a noi.
La meditazione è un lento e graduale accostarsi a questa verità della chiusura del cuore. E se non vediamo questa verità, non possiamo vedere la verità che c’è dietro: ossia non vedendo la verità delle afflizioni che oscurano la mente-cuore luminosa, non potremo mai vedere la verità ella mente-cuore luminosa. L’assidua, implacabile, eppure tenera contemplazione del cuore chiuso e della contrazione dolorosa che esso porta con sé è la via maestra per l’apertura del cuore. Infatti la conoscenza solo individuale dei nostri nodi, benchè importante, è dimensione molto diversa dalla paziente contemplazione di quei nodi tutte le volte che sorgono. La consapevolezza contemplativa non giudica, non valuta, non si rammarica, non auspica, non progetta,non analizza, non concettualizza. La consapevolezza è, invece, come uno specchio che fedelmente riflette giudizi, rammarichi, auspici, progetti, analisi, concetti. E più fedelmente riflette tutto ciò, più ci porta a vedere e capire la sofferenza che tanta attività mentale porta con sé. Questa è una grande svolta: l’accorgerci che quanto più entriamo in contatto –mercè la consapevolezza- con la contrazione, tanto più cominciamo ad aprirci. Dunque più entriamo in contatto con la non-accettazione o paura e sentiamo il suo effetto tagliente e divisivo,più ci rivolgiamo fiduciosi verso l’accettazione e verso il suo spirito unitivo. Prima però della svolta nel senso dell’accettazione abbiamo dovuto lungamente frequentare il mondo dolente della non-accettazione, della contrazione fondamentale. E, in proposito c’è da dire questo, che uno degli aspetti più belli e preziosi della pratica meditativa, è vedere come, un anno dopo l’altro, la consapevolezza si riveli intrinsecamente apportatrice di accettazione. A scoprire ciò siamo aiutati anche da pratiche meditative parallele dirette all’evocazione e alla coltivazione di benevolenza e compassione universali.
Ma cosa accade allorchè la consapevolezza comincia a mostrare la sua parentela profonda con l’accettazione,ossia si passa da un cuore chiuso a un cuore aperto? Accade che nascono sia comprensione sia compassione nei riguardi della sofferenza. In altri termini: la materia prima, rappresentata dalla sofferenza del cuore chiuso, cotta al fuoco della consapevolezza accettante, ci dona a poco a poco l’oro della comprensione e della compassione. Quanto a dire che , una volta penetrata la verità del cuore chiuso e della sofferenza, cominciamo ad intravvedere la verità del cuore luminoso, intelligente e compassionevole, così tanto più vasto della contrazione dell’io-mio che l’oscurava.
Il flusso cangiante degli eventi(interni ed esterni) continua come sempre, offrendoci ora il piacevole, ora lo spiacevole. Ma la nostra relazione con lo scorrere mutevole del piacevole e dello spiacevole è cambiata, poiché o non è più nel segno del cuore stretto (che spinge via o ignora lo spiacevole e che si aggrappa ansiosamente al piacevole), oppure è ormai capace di contemplare nella tenerezza il cuore chiuso, dando così l’aiuto più efficace perché fiorisca l’apertura del
cuore.”
Corrado Pensa “L’intelligenza spirituale” Ubaldini Editore , pg 158-159.

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